The 36 Lessons of Vivec

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Le Trentasei Lezioni di Vivec

Fan Translation

Title: Italian Scrolls Online - Traduzione Italiana
Translators: Italian Scrolls Online
Homepage: italianscrollsonline.it
Alt Page: esoui.com
Version: 154
Date: 2023-11-21
Note: Traduzione Italiana di Elder Scrolls Online a cura del Team di Italian Scrolls Online. Questo addon è in fase di sviluppo.


Sermone Sedicesimo

L’Hortator vagava per la Stiva del Lutto, lottando con le lezioni che aveva imparato. Erano scivolose nella sua mente. Non sempre riusciva a mantenere le parole dritte e sapeva che questo era un pericolo. Vagò per trovare Vivec, il suo signore e maestro, la gloria dell’immagine di Veloth, e lo trovò, tra tutti i posti, nel Tempio del Pensiero Falso. Lì, cesoie a orologeria stavano tagliando i capelli di Vivec. Un re mendicante aveva portato il suo telaio e stava facendo dei capelli una mappa incompleta dell’età adulta e della morte.

Nerevar disse: «Perché lo state facendo, milord?»

Vivec disse: «Per fare spazio al fuoco».

E l’Hortator poteva vedere che Vivec era fuori di sé, anche se non a causa del nuovo potere imminente. Il poeta-guerriero dorato aveva esercitato anche la sua Faccia d’Acqua, appresa dai dreughs prima di nascere.

Nerevar disse: «Questo è per tenerti lontano dal fuoco?»

Vivec disse: «È perché io possa vedere con verità. Esso, e il mio posto qui all’altare di Padhome nella casa del Falso Pensiero, servono perché io possa vedere oltre i miei segreti. Il Volto dell’Acqua non può mentire. Viene dall’oceano, che è troppo occupato per pensare, tanto meno per mentire. L’acqua in movimento assomiglia alla verità con il suo tremore».

Nerevar ha detto: «Ho paura di diventare sciatto nel mio pensiero».

Vivec disse: «Raggiungi il cielo con la violenza, allora».

Così, per calmare la sua mente, Hortator scelse dalle rastrelliere da combattimento un’ascia. Le diede un nome e passò alla prima luna.

Lì, Nerevar fu accolto dal Parlamento dei Crateri, che lo conoscevano per titolo e si risentivano della sua presenza, perché doveva essere un re della terra e questo era il regno lunare. Si spostarono intorno a lui in uno schema di intrappolamento.

«La luna non riconosce corone o scettri», dissero, «né i rappresentanti dei regni inferiori, leone o serpente o matematico. Noi siamo le tombe di coloro che sono migrati e sono diventati paesi antichi. Non cerchiamo regine o troni. Il vostro aspetto è decisamente solare, cioè una biblioteca di idee rubate. Non siamo né lacrime né dolore. La nostra rivoluzione è riuscita nel modo in cui è stata scritta. Tu sei l’Hortator e non sei il benvenuto qui».

E così Nerevar intagliò i fantasmi della tomba fino a quando non rimase senza fiato e il loro Parlamento non poté fare nuove leggi.

Egli disse: «Io non sono tra gli schiavi che periscono».

Tra i membri del Parlamento solo pochi sono sopravvissuti all’attacco dell’Hortator.

Un Cratere sopravvissuto ha detto: «L’appropriazione non è niente di nuovo. Tutto accade di per sé. Questo motivo non è affatto estraneo ai miti degli eroi. Non avete agito con l’impulso creativo; cadete sotto il peso del destino. Siamo tombe ma non bare. Conoscete la differenza. Avete solo scavato di più e non avete fornito alcun fantasma per risiedervi dentro. Al centro della vostra pretesa c’è la predominanza di eventi fragili. Essere giudicati dalla terra è sedere su un trono di meraviglia. Danneggiateci di più e non troverete altro che l’assenza dei nostri morti».

Il finale delle parole è ALMSIVI.